Economia e ambiente

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12 febbraio 2006

Impianto di biogas: una scelta oculata?


Da diversi mesi si sta diffondendo un forte interesse per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (biomassa, sole, idroelettrico), legato soprattutto all’introduzione dei Certificati Verdi, che attualmente assicurano un surplus di 108 euro per ogni megawattora prodotto, e alla possibilità di accedere a finanziamenti agevolati per la costruzione degli impianti.
Anche a Villa, se il progetto che vede coinvolti diversi imprenditori agricoli locali, la Società Teleriscaldamento TCVVV (vedi p. 20 del Documento degli Amministratori - Esercizio 2004-2005), e l’Amministrazione Comunale andrà a buon fine, vedrà la luce un impianto per la produzione di biogas da liquami zootecnici.
Dovrebbe sorgere poco oltre il ponte di Stazzona, verso Tirano, in fregio alla nuova pista ciclabile.
È un impianto di grandi dimensioni, tra i maggiori attualmente in funzione in Italia, ed occuperà poco meno di un ettaro. Le dimensione della struttura sono indicate nella piantina, costruita a partire dai dati di progetto.
Per funzionare a pieno carico avrà bisogno di circa 100 tonnellate di biomassa al giorno, l’equivalente delle deiezioni prodotte da 6000 bovini adulti.
Il biogas azionerà 2 generatori dalla potenza complessiva di 660 KW e l’energia elettrica prodotta verrà indotta nella rete pubblica.
Non è previsto l’utilizzo dell’acqua calda (solo parte del calore prodotto serve a riscaldare i digestori, il rimanente sarebbe sufficiente per circa 400 case medie). L’impianto avrà un costo prossimo ai 3 milioni di euro e fatturerà, a pieno carico, circa 850.000 euro all’anno. Dovrebbe essere fornito dalla U.T.S. Italia tecnologie ambientali srl di Brunico (BZ).
Per capire qualcosa di più, ho attinto a fonti di provata esperienza, come il centro di Competenza sulle Energie Rinnovabili di Bolzano (RENERTEC), che ha messo a punto una metodologia per l’individuazione di bacini per lo sfruttamento del biogas a partire da liquami zootecnici. Cito le conclusioni della relazione tecnica :
“L’applicazione della metodologia alla realtà altoatesina (per alcuni versi simile alla nostra) ha messo in evidenza come la taglia ideale degli impianti realizzabili sia intorno alle 2000 unità bovine (un terzo rispetto a quello in progetto a Villa). Se si esclude la frazione organica dei rifiuti solidi (FORSU) attualmente non esiste la disponibilità sul territorio provinciale di biomasse per la cofermentazione da utilizzare nei nuovi impianti.”.
Dall’analisi di fattibilità tecnico-economica risulta poi che “senza l’aggiunta di un cofermento, il flusso di cassa è sempre negativo”, anche nell’ipotesi di allacciamento a un teleriscaldamento.
Quindi, per la sostenibilità economica, è indispensabile, oltre ad avere una rete di teleriscaldamento, l’utilizzo di altro materiale.
Nella zona che va da Chiuro a Grosio, che dovrebbe costituire il bacino d’utenza per l’impianto in progetto, sono disponibili circa 3000 unità di bestiame adulto: servono quindi altre 40 tonnellate al giorno di biomassa (o scarti di macelleria, o frazione umida dei rifiuti solidi urbani, la migliore dal punto di vista del ritorno economico).
A Villa sono disponibili poco più di 300 bovini adulti, in grado di coprire appena il 5% della potenzialità dell’impianto, con un fatturato giornaliero di 130 euro! L’esigenza di gestire i reflui zootecnici non avrebbe potuto essere meglio soddisfatta da un impianto di piccola taglia?
Ad aprile è partito il Progetto Biogas (INTERREG III A) che vede impegnate la Fondazione Fojanini e l’Associazione Polo Poschiavo nella valutazione delle potenzialità di diffusione di impianti di biogas aziendali e/o consortili alimentati a biomassa, residui agro-alimentari e frazione solida dei rifiuti solidi urbani. L’intero progetto ha lo scopo di quantificare la disponibilità di materiali idonei alla produzione di biogas e verificare le condizioni locali ove risulta effettivamente possibile l’installazione di tali impianti.
La scelta di partire con questo grande digestore senza attendere i risultati della ricerca – se così fosse – lascia a dir poco perplessi. L’aver optato per una struttura di queste dimensioni desta non poche preoccupazioni in chi abita nelle vicinanze: una informazione puntuale e corretta, senza reticenze, anche se non formalmente dovuta, potrebbe fugare i dubbi e le perplessità al riguardo di un impianto che, almeno questo è certo, avrà un grosso impatto sul nostro territorio.
gibiemme

8 Commenti:

  • Alle 13 febbraio 2006 alle ore 16:27, Anonymous Anonimo scrive…

    Certo che se è come dite voi ci sarà un bel giro di m..., o di spazzatura in arrivo da mezza Valtellina. E a noi cosa viene in tasca? Ci ridurranno almeno la tassa sui rifiuti?

     
  • Alle 20 febbraio 2006 alle ore 10:03, Anonymous Anonimo scrive…

    ricavare denaro dalla m....., è sempre stato il mio sogno. Ora che lo stanno realizzando rompete le scatole con puerili argomenti. Dite semplicemente che non volete questo impianto in quel luogo e piantatela con le polemiche pretestuose. In fondo cosa volete che sia un po di puzza rispetto al progresso, allo sviluppo e alla ricchezza.
    frimato naturalista ingegnoso

     
  • Alle 21 febbraio 2006 alle ore 09:24, Anonymous Anonimo scrive…

    premetto ceh sicuramente lo sfruttamento di energie rinnovabili(in questo periodo di crisi energetica) come quelle in questione è sicuramente un nobile scopo....
    però l'impianto in questione non mi sembra adeguato per la situazione in quanto dati alla mano le dimensioni mi sembrano sproporzionate per la quantità di m.... conferita. l'impianto risulterebbe una cattedrale nel deserto piuttosto che un utile realizzazione...pensiamoci!!!

     
  • Alle 17 marzo 2006 alle ore 11:34, Blogger santo scrive…

    I soliti bene informati dicono che il consiglio di amministrazione della cooperativa ortofrutticola abbia respinto la proposta di aderire al progetto biogas con una compartecipazione di 10.000 euro mandando in minoranza il presidente. Se la notizia è vera c'è da esprimere tutta la nostra stima per quei consiglieri che hanno saputo valutare con fermezza l'improponibilità di avventure di questo tipo. Ragionando sui problemi con concretezza si capisce come, quando ci sono di mezzo investimenti economici non bastano le chiacchiere o i padronati politici ma si deve guardare concretamente alla resa e all'entità degli investimenti stessi.

     
  • Alle 2 aprile 2006 alle ore 09:22, Anonymous Anonimo scrive…

    Sono abbastanza d'accordo con queste analisi, se le dimensioni dell'impianto sono quelle indicate. Il confronto con in Trentino è secondo me economicamente improponibile per i finanziamenti ai quali possono accedere i nostri vicini.
    In Valtellina abbiamo le stesse agevolazioni che ci sono in tutta la Lombardia e quindi l'ipotesi di poter trasportare fin qui biomassa dalla pianura è semplicemente demenziale. A parità di incentivi economici gli impianti di questo tipo si sviluppano dove esiste la materia prima, non viceversa.
    Sono anch'io d'accordo che l'unica giustificazione di un impianto del genere sia, in prospettiva, l'utilizzo al fine dello smaltimento della parte umida dei rifiuri solidi urbani.

     
  • Alle 2 aprile 2006 alle ore 09:48, Blogger I Sciatt scrive…

    Il progetto dell'impianto è quello depositato in Comune e fornito alla stampa dall'Amministrazione comunale. Se le cose non stessero in questi termini, per placare ogni polemica, basterebbe che gli interessati dicessero apertamente dove intendono prendere la materia prima per far funzionare l'impianto in modo economicamente sostenibile, dove intendono smaltire i residui e che vantaggio ne viene alla comunità.
    La parte comica è che gli Amministratori interpellati direttamente dicono di non essere a conoscenza di questi dettagli. Il sindaco Tognini ci ha detto che in Trentino, ad esempio, importano granaglie andate a male dalla Romania e che l'acqua calda prodotta potrebbe servire magari per riscaldare serre, un consigliere ci ha detto che in Valtellina ci sono 15.000 vacche, un altro ci ha detto che abbiamo sbagliato i conti.
    Secondo me le premesse sia politiche che economiche perché questo impianto faccia la fine del depuratore della Bertagna, autentico monumento allo spreco e alla stupidità amministrativa, ci sono tutte.

     
  • Alle 11 maggio 2006 alle ore 14:30, Anonymous Anonimo scrive…

    Ma la comunità di Villa, che benefici, diretti o indiretti, avrà da questo impianto?

     
  • Alle 30 dicembre 2007 alle ore 16:32, Blogger I Sciatt scrive…

    30 dicembre 2007

    Nel giugno 2007 si è concluso il Progetto Interreg IIIA. I risultati sono pubblicati sul sito Biocombustibili gassosi.
    La pubblicazione che ne è nata, dal titolo «INDIVIDUAZIONE DELLE POTENZIALITÀ DI PRODUZIONE DI BIOGAS IN PROVINCIA DI SONDRIO» in premessa riporta:
    “(…) L’approccio metodologico seguito prende in esame i principali aspetti che possono influire sulla dislocazione e sul dimensionamento degli impianti.
    Indicativamente è stato adottato uno schema simile, a grandi linee, a quello indicato dal Renertec nel documento “Metodologia per l’individuazione di bacini per lo sfruttamento del biogas a partire
    da liquami zootecnici tal quali o miscelati a cofermenti. Caso di studio: la realtà altoatesina” - Ecomondo 2006 – anche se il percorso seguito è leggermente diverso a causa della differente situazione del territorio preso in esame rispetto alla realtà sudtirolese.”

    È lo stesso documento dal quale siamo partiti per la nostra critica all'impianto in progetto a Villa quasi 2 anni fa. E ovviamente le conclusioni sono simili.

    Con l'aggravante che gli agricoltori sono in minoranza rispetto alla Società Teleriscaldamento + AEM Tirano.
    Assecondare le mire espansionistiche di queste due società sul nostro territorio significa farci del male.
    Non abbiamo bisogno dei loro servizi, specialmente se ci vengono offerti in regime di monopolio.

     

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